Riflettendo sull'agire umano ... a cosa serve la nostra azione?
In ogni realtà /persona creata c'è una tensione mai risolta tra 'ciò' che essa è (nel suo limite) e il suo 'atto d'essere' (potenzialmente illimitato): nessun soggetto può esaurire il pieno significato del verbo. Nessuno può dire 'io sono colui che sono': questa identità /spontaneità è solo di Dio, mentre per l'uomo è "la" tentazione. Questa tensione (drammatica) tra la limitazione dell'essenza [divisione/molteplicità ] e l'infinita possibilità dell'atto d'essere [unità ] è il fondamento dell'agire e della storia delle realtà create che avviene nel tempo.
Il limite, dunque, ha due significati: determina l'imperfezione ed è stimolo di attività . Come l'Amore, potremmo dire che anche l'Agire è figlio di Ricchezza e Povertà . Esso ha il duplice carattere di espansione (di ciò che si è) e di integrazione (di ciò che si può ancora essere): l'agire sottrae la persona al suo isolamento, la apre al rapporto, la innalza sopra di sé e la lega al resto dell'universo. Per questo nell'agire la persona realizza se stessa, trascendendosi.
L'agire umano ha sempre tre caratteristiche: è pensato, è voluto, è posto in un contesto di valori che lo motivano (mi piace, è utile, è bene). In ogni azione la persona, che lo voglia o no, si esprime nella sua totalità : ogni azione, quindi, si presenta come luogo strategico in cui il soggetto definisce la sua attitudine di fronte al destino, infatti si agisce sempre per la felicità . L'azione umana può andare a modificare un oggetto esterno (transitiva) e il soggetto si perfeziona in questa dipendenza. Oppure può rimanere interna al soggetto (immanente), come avviene nell'attività spirituale: e questo non crea nessuna dipendenza.
Il lavoro è un'azione per trasformare la realtà in base a un pensiero elaborato in un contesto sociale e vuole rendere disponibile un bene al fine di colmare un bisogno: nell'uomo il bisogno dice la povertà , il desiderio la ricchezza.